venerdì 25 giugno 2010

Mondiali, allenarsi dietro il filo spinato: la Corea del Nord secondo Kim Jong-il

Disgraziati i giocatori della Corea del Nord al Mondiale. Voi come li definireste? Howl li dipingerebbe disgraziati. Quel gran brigante di Kim Jong-il, presidente dittatore della nazione asiatica, ha pensato bene a come organizzare la spedizione in Sud Africa. Un paese il cui governo possa ambire al rango di "assoluto" deve in primis gestire il consenso. Per controllare gli umori del popolo serve uno stato di serenità indotto con la forza. Bell'ossimoro, ma ci sono zone del mondo in cui le contraddizioni non sono viste come tali. Stai tranquillo, nel caso ho un missile pronto.

Torniamo coi piedi per terra, visto che si parla di calcio. Da sempre i regimi totalitari vedono le manifestazioni sportive come una minaccia o un'opportunità. Ricordiamo le famigerate olimpiadi hitleriane del '36, in cui slanciati biondoni di tempra ariana sovrastavano atleti di altri paesi, o meglio, di altre nazioni. Il vigore dell'uomo germanico doveva essere rappresentato e ostentato, come a dire al mondo guardate cosa è capace di fare la razza pura. Ma le manifestazioni sportive possono essere anche una minaccia, si diceva. Perché qualora non si possano influenzare i risultati sul campo, o manipolarli, per meglio dire, il problema per un paese totalitario si presenterebbe bello grosso. La squadra sportiva in trasferta è l'estensione internazionale di un popolo. Una compagine calcistica perdente equivale ad un popolo perdente. E un popolo perdente se la prende coi propri capi.

Kim Jong-il non vorrebbe mai arrivare ad una cosa del genere. Dunque ha preso semplici ma efficaci misure. Come prima cosa, le partite non avrebbero dovuto essere trasmesse in diretta, e così è stato per il match d'apertura col Brasile perso 2-1. Di questo incontro è stata trasmessa solo una sintesi, riportante esclusivamente il gol coreano (purtroppo Howl non può garantirvi la certezza assoluta di questa affermazione causa ingente penuria di fonti). Visti gli entusiasmi mondiali arrivati anche in estremo oriente, data la fede gioiosa riposta dal popolo nella squadra, si è deciso di trasmettere, però, in diretta la seconda partita. Un disastro. La squadra coreana arranca e ammaina la bandiera nel secondo tempo, che vede il Portogallo concludere la sfida con un ubriacante 7-0. Ebbene, al quarto gol degli iberici la telecronaca è stata interrotta. Howl non ha notizie riguardo anche la possibile interruzione del segnale video.

Tale linea editoriale-dittatoriale non ha frenato l'entusiasmo della gente per il calcio. Uno sport che aggrega, che fa sognare traguardi auspicati mai raggiunti nell'austera vita giornaliera. Per la seconda partita le strade di Pyongyang si sono trasformate in un deserto. Erano tutti davanti la televisione. Sperando magari che il Caro Leader Jong-il non facesse staccare la spina.

Se le cose sono andate così in patria, facciamo luce sul come sono state per i giocatori della Nazionale. Conosciamo tutti il confort dei ritiri delle squadre di calcio ai Mondiali. Lussuosi hotel, verdeggianti campi d'allenamento e così via. In questo caso no. Lo stadio scelto per la preparazione è quello di Tembisa, situato in una malfamata baraccopoli a 50 km da Johannesburg, nel bel mezzo di una zona a vocazione criminale, dove i bianchi non osano addentrarsi. Come se non bastasse lo stadio è circondato da filo spinato. Avete capito benissimo. Verrebbe da chiedersi a che scopo: per evitare l'assalto delle gang locali o per scongiurare la probabile fuga di qualche calciatore dissidente? Non a caso è girata la voce che quattro atleti fossero fuggiti dal ritiro. Per dimostrare che nessuno è scappato è stato concesso un allenamento a porte aperte, ma nemmeno il commissario FIFA addetto ai controlli tecnici è disposto a giurarci, data la difficoltà di identificare i giocatori. Neanche l'hotel gode di maggiore "serenità". Ne è stato scelto uno lontano dalle luci della ribalta, circondato da poliziotti, un edificio a cui la stampa non può accedere.

Questi sono solo alcuni, ma significativi, effetti della censura. Kim Jong-il ha voluto ricreare in Sud Africa l'isolato microcosmo nord coreano. Il precedente illustre risale ai Mondiali del '66, quando gli asiatici ottennero un'altra storica qualificazione come nel 2010. Anche allora il team fu isolato dal resto del mondo, per conservarne i valori, per far sì che i giocatori non "cadessero in tentazione" a contatto coi lussi occidentali. Un dato statistico: allora fu proprio la Corea del Nord ad eliminarci. Howl s'era promesso di non parlare di Nazionale italiana in questo post, ma almeno un riferimento traslato, vista la figura magra fatta ieri dai nostri, andava fatto.

I Mondiali di calcio sono l'occasione per conoscere altre usanze. Molto probabilmente noi penisolani rimaniamo costernati nell'appurare queste cose. Howl vi ricorda, però, che da noi è in via di approvazione una legge che attenta alla libertà di stampa. Parole forti, di cui si assume le responsabilità. Se ne parlerà sul Cartello, non dubitate. Che l'esempio coreano sia da monito, anche se si tratta di un caso limite. Ma Howl si fida di voi, sa come le pensate, o almeno se lo augura. In ogni caso cerchiamo di vigilare e di parlarne. Rifiutamo ogni linea edittatoriale.

lunedì 21 giugno 2010

Il nucleare incostituzionale

Il 9 giugno 2010 la Corte Costituzionale ha sancito che il nucleare non è nelle urgenze dell'Italia.
Almeno non è così impellente da aggirare l'applicazione delle leggi dello Stato italiano, come invece ritenevano il Consiglio dei Ministri e l'ex ministro Scajola.

Con la sentenza 215 del 9 giugno 2010 la Suprema Corte ha stabilito che l'attuazione dell'iter d'urgenza nella pianificazione e sviluppo di linee e produzione energetica "deve risultare adottata a seguito di procedure che assicurino la partecipazione dei livelli di Governo coinvolti attraverso strumenti di leale collaborazione".
In sostanza significa che, pur non negando che le procedure d'urgenza debbano essere attuate, esse sono comunque da concertare con gli enti territoriali interessati.
Non si può aggirare il principio per il quale il legislatore deve cooperare con le Regioni nei casi in cui queste abbiano a legiferare in materia concorrente con lo Stato Centrale.


Inoltre la sentenza specifica che nel caso vengano adottati provvedimenti così urgenti, l'attuazione degli stessi non può essere effettuata con capitali privati, in quanto gli strumenti legislativi non hanno l'immediatezza richiesta dal mutamento e dall'aleatorietà a cui sono soggetti i fondi privati.
Si precisa quindi che gli interventi critici per i quali il Governo adotti procedure speciali devono essere finanziati con soldi pubblici.

Il Governo addusse inoltre, come motivazione al ricorso alla procedura d'urgenza, il fatto che la normativa in materia di «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia» fosse in netto ritardo rispetto allo standard europeo. La Corte ha però ribadito che la lacuna legislativa è una situazione pregressa, la quale non può essere risolta da una procedura speciale, specie se si viola il "principio di leale collaborazione" tra Stato e Regioni che in questa materia hanno competenza normativa concorrente.

In sintesi la sentenza dice che non si possono costruire centrali nucleari senza prima aver consultato gli organi istituzionali locali; si dice inoltre, che per attuare delle procedure d'urgenza (che consentono di aggirare molti "nodi" burocratici)  si ha bisogno che vi sia effettivamente una situazione di impellenza e la costruzione di un reattore nucleare, la quale richiede 20 anni, non è tra queste. Infine si sottolinea come l'attuazione di queste procedure speciali debba essere effettuata tramite fondi statali e non privati, in quanto questi ultimi sono soggetti ai "capricci" del mercato e mal si conciliano con una gestione rapida e immediata di eventuali emergenze.

A modestissimo parere di Howl questa è una sentenza a favore del vero federalismo, nel senso che si dà il potere ai "padroni di casa" di decidere cosa mettere nel proprio giardino. E' un modo per ristabilire un minimo di democrazia e di equità nei rapporti stato/cittadino. Così come il cittadino non è padrone di andare a scegliere le tende a Montecitorio, così il Governo non dovrebbe imporre scelte che la stragrande maggioranza degli italiani bocciò con referendum popolare nel 1987.

Link: sentenza 215 Corte costituzionale.
http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/scheda_ultimo_deposito.asp?comando=let&sez=ultimodep&nodec=215&annodec=2010&trmd=&trmm=


P.S. Teoricamente i cittadini dovrebbero poter scegliere le tende di Montecitorio, però sarebbe difficile mettere d'accordo i gusti di 60 milioni di persone tramite referendum...

sabato 19 giugno 2010

L'Aquila oscurata...

Diecimila, quindicimila, ventimila!

Tante erano le persone che il 16 giugno sono scese in strada a L'Aquila per chiedere la sospensione del pagamento dei contributi e per lo sblocco dei finanziamenti per la ricostruzione.

Gli aquilani chiedono solo equità di trattamenti: la restituzione allo Stato da parte dei cittadini delle tasse e delle rate dei mutui  in Umbria avvenne dopo 12 anni, al 40% e in 120 rate.
I cittadini aquilani, invece, hanno la sospensione dei pagamenti prorogata fino a dicembre ma solo per i lavoratori autonomi e con redditi inferiori a 200 mila euro. E gli altri? A luglio dovranno iniziare a pagare quanto non versato nel 2009 e nel 2010. Come se il terremoto avesse colpito solo i lavoratori autonomi. Se i negozi sono ancora chiusi e i dipendenti non hanno ancora ripreso a lavorare, come le pagano le tasse e le rate?
Sono infatti 32 mila le persone che ancora necessitano di assistenza a L'Aquila. Nonostante quanto affermato dai proclami della stampa, ci sono ancora abruzzesi che vivono negli alberghi della costa. Se questi hanno ripreso a lavorare devono certamente sostenere spese ingenti per raggiungere il posto di lavoro.

Gli aquilani sono scesi in strada. Senza bandiere politiche o sindacali; il sindaco della città Massimo Cialente non indossava neanche il tricolore per protesta. Segnale forte se ci pensate. Il corteo ha attraversato la città, è arrivato al casello autostradale e ha bloccato per un'ora la A24. Dopodiché i manifestanti hanno fatto dietro front e sono tornati a "casa". Niente scontri, niente disordini. Tutto si è svolto civilmente.

Eppure questa manifestazione deve essere sfuggita ai sempre attentissimi giornalisti RAI...
Infatti né su RAI 1, né su RAI 2 si è detta una parola del corteo. Nessun TG ha detto niente. Probabilmente senza qualche notizia celebrativa dell'azione di "ricostruzione" L'Aquila non merita nessuno spazio sui media.
Allora a ricordare ai TG RAI che L'Aquila esiste ancora ci ha pensato il famigerato "popolo" di facebook, inondando di messaggi la pagina del TG 1, tanto da dover costringere gli amministratori a chiuderla temporaneamente.
Eppure neanche questo ha smosso il direttore Augusto Minzolini. Ha ignorato semplicemente i fatti. Ottima cosa per un giornalista!

La mancata informazione da parte del servizio pubblico ha evidentemente scatenato reazioni nella città capoluogo abruzzese, portando alla nascita del movimento "NO L'AQUILA? NO CANONE RAI" in cui gli amministratori invitano gli utenti aquilani a «non pagare il canone Rai finchè non venga restituita dal servizio pubblico la giusta dignità ai fatti che accadono nella nostra città».
A modestissimo parere di Howl la cosa è sacrosanta! Il servizio pubblico deve informare i cittadini italiani di quanto accade in Italia. Howl pensa che un corteo di 10-20 mila persone colpite da un sisma che scendono in strada per chiedere una proroga al pagamento delle tasse, sia una notizia più importante delle tendenze sui cappottini per animali domestici (ed Howl non scherza su questo ultimo paragone in quanto il servizio sul vestiario per animali è davvero andato in onda sul TG1).


La proposta di non pagare il canone RAI è arrivata fino in consiglio comunale con un ordine del giorno trasversalmente presentato che chiede al sindaco e alla Giunta comunale di «intraprendere un percorso di disobbedienza civile nei confronti della televisione di Stato con i propri rappresentanti della Giunta del Comune dell'Aquila e del Consiglio del Comune dell'Aquila per il blocco del pagamento del canone Rai fintanto che in Italia non sarà ripristinata la democrazia che oggi è stata negata vietando il diritto all'informazione».

Howl seguirà questa battaglia. E' doveroso essere informati chiaramente e senza reticenze su cosa sta accadendo a L'Aquila e cosa stanno facendo con i soldi degli italiani.  

Link: pagina facebook  NO L'AQUILA? NO CANONE RAI
http://www.facebook.com/group.php?gid=119555844754223

martedì 15 giugno 2010

Ucci ucci sento odor di... problemucci...

I nostri media, in questi giorni di eccitazione mondiale, sembrano essere distratti. Pare infatti esser sfuggito a tutti i TG il fatto che Palermo è sommersa dai rifiuti. Howl oggi pianta il suo cartello in modo da sopperire a questa lacuna abbastanza imbarazzante.

Iniziamo dicendo che la situazione palermitana non è una "emergenza", ma una condizione cronica che la città si porta dietro, purtroppo, da diversi anni. I veri problemi sono iniziati nel febbraio 2010 con il mancato pagamento degli stipendi dei dipendenti dell'Azienda Multiservizi Igiene Ambientale (AMIA) di Palermo, i quali sono entrati in sciopero, paralizzando di fatto la raccolta dei rifiuti nella città siciliana.

In quasi tutte le zone della città di Palermo i servizi basilari offerti dai netturbini sono stati sospesi; cumuli di spazzatura hanno iniziato a crescere a lato dei cassonetti, portando alla luce scempi di napoletana memoria. I lavori di manutenzione stradale, come il rifacimento della segnaletica orizzontale, sono sospesi a tempo indeterminato perchè sono stati appaltati all'AMIA. La raccolta differenziata (questa utopia!) è totalmente sospesa. Solo 25 autocompattatori forniscono servizio a una città di quasi 700 mila abitanti.

Molti comitati cittadini si sono formati al fine di spronare le autorità locali affinché ponessero rimedio alla situazione ma, è notizia di oggi, pare che il sindaco della città Diego Cammarata sia partito per il Sud Africa per seguire al meglio la trasferta degli azzurri nel paese arcobaleno. Cioè, ditemi se Howl ha capito bene: la vostra città viene sommersa dai rifiuti e il sindaco, primo cittadino, se ne va in vacanza! Howl è perplesso vista la mancanza di reazione dei mezzi di informazione.

Intanto i cittadini palermitani hanno chiesto l'installazione di telecamere di sicurezza al fine di identificare, o almeno scoraggiare, quanti scaricano rifiuti ingombranti in strada.

La situazione, come avrete capito, non è delle più rosee. Eppure i mezzi d'informazione nazionali di questa faccenda non si occupano minimamente. Una città, capoluogo di provincia e capoluogo della regione Sicilia, soffoca sotto tonnellate di spazzatura e nessun TG le dedica 30 secondi neppure nell'edizione di mezzanotte. La cosa, scusate l'humor britannico, ad Howl puzza.
Il governo del fare, il governo della risoluzione definitiva del problema rifiuti a Napoli qui non è arrivato. Forse perché qui non si hanno capri espiatori a cui dare la colpa? A Palermo il centro-destra governa da tempo immemorabile, quindi la situazione non è attribuibile alla famigerata opposizione sperperona. Il commissariamento nelle mani capaci di Bertolaso non viene neanche paventato come ipotesi. I membri del Parlamento non dedicano la minima attenzione al problema.

Possibile che nessuno veda (e annusi) che a Palermo c'è un problema?

martedì 8 giugno 2010

Un investimento per il futuro: Curia erediterà nuova Casa dello Studente

E' giunto il momento, per Howl, di affrontare un argomento delicato. Spera di essere essenziale, senza correre il rischio di sfociare nel superfluo. Oggi parliamo de L'Aquila, più precisamente dell'edificio "erede" di quello che è stato alloggio di tanti ragazzi. Rispetto a quello stabile si potrebbero fare oceaniche considerazioni, ma per ora il Cartellaio decide di non affrontarle. Parliamo del presente, senza dimenticare il passato. Come ben sapete, lo scorso 4 novembre, la Regione Lombardia ha consegnato a L'Aquila la nuova Casa dello studente, la San Carlo Borromeo. Ci sono delle cose da dire, il Cartello ora si pianta qui.

La prima cosa che vi è venuta in mente è stata che bello, finalmente gli universitari dell'Aquila tornano ad avere un alloggio tutto loro. Sospirazione legittima, la vostra. Sappiate che ad Howl non piace frenarvi, ma i fatti lo costringono ad essere impopolare. Perché? Adesso ve lo spiega.

E' molto probabile che i nuovi alloggi non andranno ai ragazzi più meritevoli, che le graduatorie per prenderne parte siano alterate da logiche particolari, totalmente differenti da quelle che sono state adottate finora. A decidere chi entrerà e chi resterà fuori sarà la Curia aquilana. Avete capito bene. La Curia de L'Aquila, non la Regione Abruzzo. Seguite la ricostruzione sottostante.

La nuova Casa dello studente è sita in Coppito, in una zona di proprietà della Chiesa. Praticamente la Curia ha concesso un comodato d'uso di trent'anni di un suo terreno, scaduti i quali il possedimento tornerà di proprietà della Curia. Ora, Howl sa bene quanto voi siate brillanti. Starete già concludendo che se quel terreno tornerà alla Curia, alla Curia tornerà anche quello che contiene, ossia la Casa dello studente.

Altra questione. Lo stabile è stato costruito con i finanziamenti - pubblici - della Regione Lombardia ed è costato 6 o 7 milioni di euro. All'inaugurazione infatti ha preso parte anche Roberto Formigoni, come risaputo. Quindi ci si pone una domanda molto semplice. Questa benedetta Regione Lombardia, in pratica, a chi ha donato l'edificio? Alla Regione Abruzzo? Solo formalmente. Nella realtà parrebbe di no. A conti fatti, la Casa dello studente è stata donata alla Curia aquilana, anche se non ne sarà proprietaria per trent'anni. Ma è solo questione di tempo. E' come se per trent'anni l'affittassero. Perdonate la semplificazione ulteriore della questione. Io ho un terreno, tu i soldi per costuire. Io ti concedo il terreno senza fartelo pagare, tu ci costruisci. Non importa chi tu sia, Signor Lombardia o Signor Abruzzo. Quel che importa è che tra trent'anni io rivoglio il terreno che ti ho concesso, con tutto quello che c'è sopra. Siamo d'accordo? Howl la pensa come voi: un ottimo investimento per il futuro.

L'avvocato del diavolo potrebbe dire si ma la Chiesa coi suoi terreni ci può fare quello che vuole. D'accordo, forziamo le cose e diciamo: d'accordo. Ma c'è anche un'altra questione di cui nessuno parla. Tanti terreni nell'intorno dell'aquilano sono stati espropriati per essere adibiti alla tanto agognata ricostruzione post terremoto. Perché non quelli della Curia? Howl insiste enfaticamente, perché mai? Sembra ci sia qualcosa sotto. E' evidente. Ricostruendo a monte la questione, la Curia non ha perso il terreno concedendolo preventivamente per trent'anni. Scaduto questo tempo si ritroverà con quel terreno senza che nessuno gliel'abbia sottratto e non solo. Avrà anche un bell'edificio moderno e funzionale in suo possesso.

Il non esproprio, l'acquisizione di un bene coi soldi dello Stato, vanno a condensarsi in un alone di ambiguità. Insomma, «Soldi di Stato, affari di Chiesa», come avevano protestato all'epoca i rappresentanti dell'Unione degli universitari. La manovra non è passata inosservata. Dopo tre settimane è stata aperta un'inchiesta contro ignoti, per reato di peculato. La procura sta indagando, staremo a vedere.

Poco fa si diceva che la Curia avrà un bell'edificio in suo possesso. E nel frattempo? Non è finita qui. Nel frattempo si accontenta di amministrarlo. E' la Curia che stabilisce le logiche di accesso dei ragazzi, a questo si riferiva Howl nel secondo triste paragrafo. Le selezioni non sono effettuate secondo i criteri vigenti all'epoca della precedente Casa dello studente. C'erano, come era normale che fosse, un insieme di requisiti messi a punto dall'Azienda per il Diritto agli Studi Universitari. C'è, ora, ed Howl lascia a voi ogni deduzione, un criterio di accesso messo a punto dalla Chiesa.

Howl pensa, e accetta ogni critica in merito, che non debba essere una Curia a stabilire chi può usufruire del servizio di locazione in un contesto universitario. In questa sede non si vuole essere anticlericali per bandiera. Non si intende attaccare gratuitamente l'ensamble che governa le anime terrestri. Diffondere il verbo, spiegare il Credo, sono affari che Howl non discute. Non li discute perché sono cose "altre". Qui, piuttosto, si parla di quelle insenature che frastagliano la costa rocciosa. E' giusto che l'acqua del mare penetri la terra ferma? Howl non lo sa. E' giusto che la Curia aquilana subentri in certi territori? Howl fa finta di non saperlo, ma lo sa.