sabato 19 giugno 2010

L'Aquila oscurata...

Diecimila, quindicimila, ventimila!

Tante erano le persone che il 16 giugno sono scese in strada a L'Aquila per chiedere la sospensione del pagamento dei contributi e per lo sblocco dei finanziamenti per la ricostruzione.

Gli aquilani chiedono solo equità di trattamenti: la restituzione allo Stato da parte dei cittadini delle tasse e delle rate dei mutui  in Umbria avvenne dopo 12 anni, al 40% e in 120 rate.
I cittadini aquilani, invece, hanno la sospensione dei pagamenti prorogata fino a dicembre ma solo per i lavoratori autonomi e con redditi inferiori a 200 mila euro. E gli altri? A luglio dovranno iniziare a pagare quanto non versato nel 2009 e nel 2010. Come se il terremoto avesse colpito solo i lavoratori autonomi. Se i negozi sono ancora chiusi e i dipendenti non hanno ancora ripreso a lavorare, come le pagano le tasse e le rate?
Sono infatti 32 mila le persone che ancora necessitano di assistenza a L'Aquila. Nonostante quanto affermato dai proclami della stampa, ci sono ancora abruzzesi che vivono negli alberghi della costa. Se questi hanno ripreso a lavorare devono certamente sostenere spese ingenti per raggiungere il posto di lavoro.

Gli aquilani sono scesi in strada. Senza bandiere politiche o sindacali; il sindaco della città Massimo Cialente non indossava neanche il tricolore per protesta. Segnale forte se ci pensate. Il corteo ha attraversato la città, è arrivato al casello autostradale e ha bloccato per un'ora la A24. Dopodiché i manifestanti hanno fatto dietro front e sono tornati a "casa". Niente scontri, niente disordini. Tutto si è svolto civilmente.

Eppure questa manifestazione deve essere sfuggita ai sempre attentissimi giornalisti RAI...
Infatti né su RAI 1, né su RAI 2 si è detta una parola del corteo. Nessun TG ha detto niente. Probabilmente senza qualche notizia celebrativa dell'azione di "ricostruzione" L'Aquila non merita nessuno spazio sui media.
Allora a ricordare ai TG RAI che L'Aquila esiste ancora ci ha pensato il famigerato "popolo" di facebook, inondando di messaggi la pagina del TG 1, tanto da dover costringere gli amministratori a chiuderla temporaneamente.
Eppure neanche questo ha smosso il direttore Augusto Minzolini. Ha ignorato semplicemente i fatti. Ottima cosa per un giornalista!

La mancata informazione da parte del servizio pubblico ha evidentemente scatenato reazioni nella città capoluogo abruzzese, portando alla nascita del movimento "NO L'AQUILA? NO CANONE RAI" in cui gli amministratori invitano gli utenti aquilani a «non pagare il canone Rai finchè non venga restituita dal servizio pubblico la giusta dignità ai fatti che accadono nella nostra città».
A modestissimo parere di Howl la cosa è sacrosanta! Il servizio pubblico deve informare i cittadini italiani di quanto accade in Italia. Howl pensa che un corteo di 10-20 mila persone colpite da un sisma che scendono in strada per chiedere una proroga al pagamento delle tasse, sia una notizia più importante delle tendenze sui cappottini per animali domestici (ed Howl non scherza su questo ultimo paragone in quanto il servizio sul vestiario per animali è davvero andato in onda sul TG1).


La proposta di non pagare il canone RAI è arrivata fino in consiglio comunale con un ordine del giorno trasversalmente presentato che chiede al sindaco e alla Giunta comunale di «intraprendere un percorso di disobbedienza civile nei confronti della televisione di Stato con i propri rappresentanti della Giunta del Comune dell'Aquila e del Consiglio del Comune dell'Aquila per il blocco del pagamento del canone Rai fintanto che in Italia non sarà ripristinata la democrazia che oggi è stata negata vietando il diritto all'informazione».

Howl seguirà questa battaglia. E' doveroso essere informati chiaramente e senza reticenze su cosa sta accadendo a L'Aquila e cosa stanno facendo con i soldi degli italiani.  

Link: pagina facebook  NO L'AQUILA? NO CANONE RAI
http://www.facebook.com/group.php?gid=119555844754223

2 commenti:

  1. La tassazione dovrebbe essere proporzionale. Ognuno deve pagare in base alle proprie casse. Non ho capito perché se uno è indisposto a lavorare allora deve pagare le tasse. Qui mi sembra semplice la cosa. Se uno non può avere profitto non ha nessuna quota da dare al Paese.

    Mettiamo questa gente nelle condizioni di pagarle le tasse e poi se ne parla. Prima il ripristino delle attività, dal libero professionismo alle attività commerciali, e poi si vede. La vedo lunga.

    Il non racconto della protesta da parte dei media tradizionali è tanto disdicevole quanto non sorprendente. Parliamone sempre sui blog.

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  2. Esempio di bavaglio soft a proposito della questione. Vedere video.

    http://www.youtube.com/watch?v=wir0d0p4-xE

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